«Raccontare il mare è come aprire una finestra
su un orizzonte di possibilità».
Incontro con Guido Quarzo

a cura di Anna Lavatelli,
(da "Novara è", 5, maggio 2011)

Guido Quarzo è nato a Torino, dove vive e lavora. Laureato in pedagogia, ha lavorato per molti anni nella scuola elementare sia come insegnante sia come formatore. Si è occupato in modo particolare di teatro per ragazzi, scrivendo testi, organizzando laboratori e spettacoli, ed impegnandosi nell'insegnamento della scrittura creativa. Dal 1989 ha iniziato a pubblicare testi per bambini e ragazzi sia in poesia che in prosa. Nel 1995 ha vinto il premio Andersen, rivelandosi fra gli autori di maggior peso ed interesse per la qualità e la quantità della propria produzione.

Guido Quarzo, ovvero lo scrittore che d’estate si rifugia a Prali, in val Germanasca, a scrivere storie dove l’azzurro e vasto orizzonte del mare diventa spesso protagonista. C’è una spiegazione per questo sdoppiamento della  personalità? Oppure non c’è nessuno sdoppiamento ma solo la  ricerca di una maggior quiete (e frescura) per la concentrazione?

E' vero che amo e ho amato da sempre il mare, ma non il mare d'agosto: i miei mari mentali preferiti sono la calma di metà settembre, le livide mareggiate invernali, la costa punteggiata di ginestre primaverili. Allo stesso modo, pur essendo nato e vissuto ai piedi delle montagne, non scelgo la stagione delle nevi per frequentarle, bensì l'estate, quando anche a 2500 metri, sulla roccia più assolata, puoi trovare un piccola crepa rivestita di muschio. Più che di sdoppiamento della personalità, direi che si tratta di una certa selvatichezza congenita.  

Clara va al mare, Il viaggio dell’orca zoppa, Amici nel mare, Pirati a Rapallo, Orazio tanti colori, Marmellata di basilico, sono libri per bambini e per ragazzi, molto differenti tra di loro per linguaggio e per struttura, uniti però da un paesaggio  che sembrerebbe esercitare su di te una fascinazione profonda. Qual è l’origine di questa attrazione?

Credo che sia una questione di spazio: le storie si collocano nel tempo e nello spazio e raccontare una storia che in qualche modo si appropria dello spazio del mare, per me è come aprire una finestra su un orizzonte di possibilità. In fondo in Clara va la mare non faccio che raccontare questo desiderio di orizzonte che spinge la protagonista ad affrontare un viaggio per lei davvero difficile. 

Tra Clara va al mare, un romanzo per tutte le età ( come per altro accade nei migliori libri per ragazzi) e Amici nel mare, un vero successo editoriale per i più piccoli, non c’è apparentemente nessun elemento in comune, a parte il mare, che compare in entrambi fin dal titolo.  Ma a ben guardare, c’è qualcosa di più profondo di un set narrativo condiviso… Tu che ne dici?

Non ci avevo mai pensato, ma un tema comune che si può individuare è forse il "non aver paura". In entrambe le storie c'è un personaggio che affronta un viaggio, e per farlo deve accantonare appunto le proprie paure, deve essere determinato nel suo proposito, nonostante le difficoltà, la fragilità. Sai, Pedro è uno spinarello: l'unico pesce di cui ho notizia che fa la guardia alle uova e si costruisce una tana, cioè non propriamente un avventuriero.

Quali sono, a tuo giudizio,  i libri dove il mare è celebrato con storie memorabili? E il più bel libro di avventure marinaresche per  ragazzi?

Tifone di Conrad è secondo me il più bel racconto di mare e di navigazione tra quelli che conosco. Ma naturalmente non è un libro per ragazzi. Devo dire che trovo difficile rispondere alla seconda parte della domanda: viene subito in mente L'isola del Tesoro. Ma anche se Stevenson l'aveva pensato come un romanzo per ragazzi, forse oggi non lo è più. Per quanto possa sembrare una strana scelta, è piuttosto nella nave di Capitan Uncino che trovo molto ben rappresentato il mio immaginario marinaresco.  E poi ci sono le avventure di Lupo Uragano del grande Pinin Carpi.

Il viaggio dell’Orca Zoppa è senz’altro il più esotico ed imprevedibile dei tuoi romanzi marinareschi: come è nata l’idea di questa straordinaria avventura?

Ho iniziato a scrivere l'Orca Zoppa durante una vacanza in Corsica e certamente il panorama è stato di grande aiuto. Le storie però sono anche frutto di ragionamento e l'Orca Zoppa è il risultato di una ricetta, in cui ho fatto entrare, in modo calcolato, soppesando ogni ingrediente, tutti i "sapori" delle storie di mare, navi e marinai depositate nel mio magazzino mentale.

Per chiudere, permettimi  due domande veramente infantili. A chi daresti la palma  come miglior pirata: a Sandokan o a Long John Silver? E a chi quella di miglior capitano: ad  Achab oppure ad Ulisse-Odisseo? Non vedo l’ora di leggere quello che mi risponderai!

Potrei avere un dubbio tra il Corsaro Nero e  Long John Silver, ma tra Sandokan e Silver non posso che assegnare la palma al vecchio Long John: per l'astuzia intrecciata alla ferocia, per il coraggio intriso di falsità, per i tradimenti e gli ardimenti. E soprattutto per la gamba di legno. Quanto al capitano scelgo Ulisse, perché un buon capitano ha per scopo di riportare in porto la sua nave, e non è certo questo il primo pensiero di Achab. Ma il capitano più grande di tutti è Mac Whirr, come lo descrive Conrad in Tifone: semplicemente comune, insignificante, impassibile.
 

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