PREMIO "STORIA DI NATALE" EDIZIONE 2015


La giuria del premio “Storia di Natale”, il premio promosso da Interlinea edizioni e dal Comune di Ghemme, con vari patrocini e collaborazioni, ha diffuso le proprie decisioni: per l’edizione 2015 il primo premio della sezione senza limiti di età è stato assegnato a Il lupo, l’albero e la bambina di Vivian Lamarque (pubblicato nella collana “Le rane piccole” di Interlinea). Secondo classificato Babbo Natale per due di Silvia Saldarini e terzo classificato: Happy, il regalo di Natale perfetto di Tina Basci e Denise Storni, pubblicato da ADV Publishing House, Lugano 2015.

 

Testi vincitori della sezione scolastica
I classificati ex aequo: Classe IV A, Scuola primaria “XII ottobre”, Genova; Lidia Ceresa, Castel San Pietro, Canton Ticino (Svizzera); II classificati ex aequo: Classe III, Scuola primaria “Padre Giovanni Fausti”, Brozzo di Marcheno (BS); Classe IV, Scuola primaria “Alessandro Antonelli”, Ghemme (NO); III classificati ex aequo: Classe IV C, Scuola primaria di Gambolò, Gambolò (PV); Classe IV B, Scuola primaria “Brandolini Rota”, Oderzo (TV); Menzione speciale: Classe V A, Scuola Primaria “Luigi Quadri”, Massa Lombarda (RA).

 

I testi vincitori della sezione scolastica sono contenuti in un libretto distribuito gratuitamente durante la cerimonia e scaricabile qui.
 

 

secondo classificato

BABBO NATALE PER DUE
di Silvia Saldarini 

Quell’anno lo ricorderò sempre, fu forse il più bello della mia vita.
 
Un po’ perché ero bambino e i bambini conoscono il segreto per rendere speciali anche le giornate più grigie.  Un po’ perché avevo cambiato casa e avevo conosciuto un amico vero, Giacomo. Ma soprattutto perché quell’anno, che ci crediate o no, uno dei nostri più grandi sogni si era avverato: Babbo Natale era arrivato due volte! Una a dicembre e una in estate, se proprio volete i particolari.
Dovete sapere che la nostra storia è ambientata molti anni fa, più di cinquanta, per capirci. Il mondo era completamente diverso da ora. Chiudete gli occhi e provate ad immaginare: niente televisione, niente videgiochi, niente automobili in paese, niente cartoni animati in 3D. Riuscite ad immaginare un mondo così?
Beh, noi ci vivevamo e il momento non era di sicuro dei migliori. La guerra era finita da poco e, anche se noi non l’avevamo conosciuta, la vedevamo ancora riflessa sui volti dei nostri genitori. L’Italia era un po’ come una persona dopo una brutta malattia, ci voleva tempo e pazienza per “tornare in forma” e ristabilirsi.
Babbo Natale aveva deciso, sapendo che molti non avevano lavoro, di assumere un centinaio di persone per farsi aiutare nella preparazione dei giocattoli e dei doni per quell’anno.
Alle selezioni arrivarono in migliaia e Babbo Natale si trovò subito in gran difficoltà.
“Cosa sa fare, gentile signora?”
“So cucire bambole e animali di stoffa”
“Certo ho bisogno di lei, la assumo”.
“Cosa sa fare, buon uomo?”
“So progettare e costruire aeroplanini”
“Certo ho bisogno di lei, la assumo”.
Ma anche:
“Cosa sa fare, signorina?”
“So cucinare delle ottime lasagne”
“Adoro le lasagne quando torno affamato la notte di Natale, la assumo”.
E persino:
“Cosa sa fare simpatico signore?”
“Conosco un modo per far ridere le renne”
“Utilissimo, quella notte è così impegnativa per loro… la assumo!”
A Babbo Natale non riuscì proprio di mandar via nessuno: assunse 4768 persone tra uomini e donne, tra cui il bagnino Giorgio Pieroni, la ballerina di flamenco Ines Ramira e un’intera orchestra di percussioni che a suo dire avrebbe potuto scandire e rallegrare il ritmo del lavoro.
Superati i primi giorni di caos e scarsa organizzazione, l’enorme gruppo di lavoranti divenne una squadra seria ed efficiente: dalle fabbriche provenivano rumori giorno e notte, era tutto un tagliare, incollare, cucire, saldare, progettare, collaudare … ogni sezione aveva i suoi precisi compiti e tutti lavoravano con impegno e dedizione.
Forse anche troppo impegno e dedizione.
 Il 14 aprile ci si rese conto di avere ultimato la preparazione di tutti i giocattoli per i bambini di ogni angolo del mondo: i doni erano già stati anche impacchettati e infiocchettati e giacevano, in perfetto ordine alfabetico, negli enormi magazzini del paese.
“Che faremo ora?” si chiedevano tutti un po’ spaventati. “Siamo stati assunti fino al 24 dicembre e non abbiamo più lavoro!”
Babbo Natale, che forse non era un grande imprenditore ma certo era un datore di lavoro serio, tranquillizzò tutti:
“Siete stati assunti fino al 24 dicembre e rispetteremo i contratti già firmati, non preoccupatevi.”
Fu così che ci si dovette impegnare a trovare nuove occupazioni per tutti. La prima settimana vennero organizzati due corsi di cucina internazionale, un laboratorio di scrittura creativa a tema natalizio, un torneo di ping pong e una gara di corsa con i sacchi avanzati nei magazzini.
La seconda settimana venne proposta una Tombola con i regali venuti non troppo bene, un concerto di musica folk, un corso di Taglio e Cucito e una sagra della Porchetta, con tanto di degustazioni di gruppo e lotteria finale.
La terza settimana Babbo Natale decise di prendere in mano la situazione:
“Abbiamo lavorato intensamente fino a due settimane fa, ci meritiamo una bella vacanza.” Con l’aiuto delle renne tutti raggiunsero un tranquillo paesino sul mare e lì si dedicarono all’ozio totale, al sole e alle passeggiate.
Ma Babbo Natale non era un tipo abituato ad avere e perdere troppo tempo e dopo tre giorni iniziò a prudergli il tallone sinistro, inequivocabile segno del fatto che si stava annoiando.
La grande idea gli venne durante una colazione con pane, burro e zucchero e venne spiegata ai suoi dipendenti in una riunione straordinaria organizzata dopo pranzo.
“E se facessimo una consegna a sorpresa estiva? Non solo per i bambini, per tutti, grandi e piccoli. Sarà una festa inattesa e per questo ancora più speciale. Vedrete le facce che faranno quando si troveranno pacchetti e pacchettini un bel mattino d’agosto!”. Il gruppo, già in preda all’entusiasmo, raccolse pantaloncini e parei, pronto a ripartire.
 I lavori nelle fabbriche ripresero febbrili, i bimbi erano già sistemati, ma bisognava pensare ai grandi. E con i grandi, si sa, tutto è più complicato: non chiedono nulla, non scrivono letterine, a volte non sanno nemmeno di desiderare qualcosa.
Babbo Natale lavorò giorno e notte, pensò, pensò e ripensò, fino a che anche il più nascosto uomo della Terra ebbe il suo regalo personalizzato.
Il 31 luglio tutto fu pronto per la più spettacolare e sorprendente festa di Natale estiva. Le renne vennero caricate e iniziò la parte più dura ma anche più soddisfacente del lavoro, la consegna.
 La notte fu lunga e impegnativa, recapitare regali a piccoli e grandi  non fu per nulla semplice. Ma alle prime luci dell’alba tutte le case del mondo, proprio tutte, avevano ricevuto la visita e i doni di Babbo Natale. Bisognava solo aspettare il risveglio delle famiglie e le loro reazioni a quella mattina speciale.
In giro per il mondo ne successero di tutti i colori.
In Francia, il signor Renè Courrier, alzatosi di buon mattino per recarsi a fare la passeggiatina quotidiana, scorse in salotto due regali inattesi. Mise in moto il cervello ancora addormentato, ma non gli riuscì di individuare alcuna ricorrenza particolare per quel giorno. Gli venne però in mente la figuraccia rimediata solo un anno prima, quando si era inspiegabilmente dimenticato di fare gli auguri alla moglie per l’anniversario di nozze, e nel timore di compiere un nuovo errore, uscì di corsa in pigiama a cercare un mazzo di fiori per la sua amata.
In Italia, a casa del professore di matematica Elpidio Rigoni, l’allarme fu dato dal figlio Ottavo:
“Papà, papà, qui è pieno di regali! Dev’essere passato Babbo Natale!”
“Forse è venuto con Cappuccetto Rosso, speriamo non si siano portati anche il lupo” rispose il padre ironicamente, prima di inciampare proprio sul regalo lasciato per lui sulla porta della cucina.
In Africa, a casa del signor Mandù, i regali recapitati furono sedici, poiché a parte la mamma e il padre i figli erano nientemeno che quattordici. Babbo Natale, arrivato a casa  loro quasi al mattino, stanco e di corsa, aveva fatto una gran confusione. Fu così che papà Mandù ricevette un paio di collant beige, mamma Mandù una fionda con tanto di munizioni, il figlio più grande un cerchietto per capelli con una farfalla e così via. Ci volle tutta la mattina per unire ogni componente della famiglia al proprio regalo, ma fu un vero spasso per tutti.
Quanto a me, ricordo ogni particolare di quel mattino: avevo dormito male e mi ero svegliato peggio, avevo promesso alla mamma che quel giorno l’avrei aiutata a lavare il terrazzo, ma non ne avevo nessuna voglia. Ero stato io a trovare i regali nel corridoio: ero rimasto immobile ad osservarli per qualche minuto, a casa mia non eravamo abituati alle sorprese.
Non ho mai saputo perché Babbo Natale avesse pensato per me ad un diario dalle pagine bianche e morbide. Ciò che so è che iniziai a scrivere: barzellette, invenzioni, segreti, nascondigli. Poi racconti, fiabe, storie, idee. Fino alla nascita del primo romanzo.
Qualcuno aveva capito prima di me che da grande sarei potuto diventare uno scrittore. Ma se dico che è stato Babbo Natale in un caldo giorno d’estate, mi crederanno?